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Gioielli Africani

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Fino dalla Preistoria sono stati realizzati in Africa gioielli bellissimi.
Il gioiello più antico è una collana ritrovata in Marocco, nella grotta dei Piccioni a Taforlat, realizzata 82.000 anni fa con conchiglie selezionate per forma e dimensione e poi colorate di ocra rossa e forate per essere infilate in una stringa di fibra naturale (cuoio, stoppa o crine).
L’Africa è un continente enorme, culla dell’umanità e composto da numerose popolazioni spesso molto diverse tra loro per abitudini, usi e costumi.
Spesso i gioielli rappresentano non solo la ricchezza effettiva di una persona ma anche la sua storia, accompagnandola per tutta la vita e segnandone i momenti importanti.
Il gusto per la decorazione del corpo in Africa è tanto importante che non solo si usa indossare gioielli, ma si interviene direttamente sulla pelle con pitture fatte con colori di origine minerale e vegetale e anche con piercing e scarificazioni, ovvero cicatrici. In Etiopia, per indicare i capi di bestiame richiesti da una famiglia per il matrimonio della propria figlia, le giovani donne Mursi inseriscono nel labbro inferiore un piattello in argilla realizzato e decorato da loro stesse con disegni in ocra rossa e carbone.
Spesso i gioielli sono anche talismani ed hanno forme precise per scopi ben definiti: le cavigliere raffigurano il serpente se ci si vuole proteggere dai suoi morsi; i dignitari del Camerun portano al collo gioielli ornati con teste di bufalo simbolo di forza e astuzia; i guerrieri Dogon indossano anelli con un cavaliere a cavallo da indossare durante le preghiere rituali.
I gioielli africani sono eclettici anche nella ricerca dei materiali che avviene in base a condivisi valori simbolici. I più comuni sono oro e bronzo, pietre dure come corniola, ambra, quarzo, amazzonite, calcedonio, perle di vetro, parti di animali come cuoio, peli, ossa, artigli e denti, parti di piante come bacche, semi e legno, conchiglie.
In Africa la conchiglia ha un grande valore simbolico ed economico tanto che fino a qualche decennio fa le transazioni commerciali avvenivano con la conchiglia cauri (cyprea moneta) pescata nei mari attorno alle Maldive e Laccadive e spesso scambiata contro oro. Per questo motivo le conchiglie non hanno mai smesso di essere utilizzate nei gioielli di quasi tutte le popolazioni africane, cucite su un supporto di cuoio o di fibra vegetale spesso in compagnia di perle di vetro.
Le perle di vetro, fino dall’antichità rappresentano un materiale molto prezioso e ricercato per realizzare gioielli e cambiano di significato e valore in base al colore e alla decorazione.
E’ ancora possibile trovare, sfuse o composte in gioielli, perle di vetro antiche risalenti ai Fenici, agli Antichi Romani, ai Bizantini, e soprattutto quelle provenienti da Venezia che, dal Medioevo, diviene il centro più importante capace di produrre ed esportare differenti perle di vetro per la richiesta africana ed europea.
Oggigiorno le perle di vetro sono prodotte non solo a Venezia ma anche nell’Europa dell’Est, in Bohemia e in Cina.
Molto apprezzate sono le perle Krobo prodotte da più di un millennio nel Ghana e realizzate con vetri e cocci riciclati.
In Africa Occidentale anelli, pendenti, bracciali e cavigliere sono realizzati in bronzo con la tecnica della fusione a cera persa e la forgiatura.
Presso i nomadi del Niger le ragazze portano grosse cavigliere forgiate dai fabbri haussa in lingotti di metallo ed incise con motivi islamici.
Le cavigliere sono spesso di dimesioni importanti e, come presso i Kru della Libera, rappresentano la dote delle fanciulle e proteggono dagli spiriti maligni.
L’oro, soprattutto nella fascia centrale dell’Africa e lungo le sponde del Nilo, è sempre stato abbondante grazie a numerosi depositi alluvionali, tanto che, già durante l’Antico Egitto, si diceva che in questa regione l’oro fosse comune come la sabbia del deserto e, durante il Medioevo, i geografi arabi parlano del commercio di piccoli anelli a tortiglione provenineti da Wangara, ovvero il “Paese dell’Oro”.
Quando portoghesi, danesi, francesi e inglesi colonizzarono la costa occidentale dell’Africa, corrispondente all’attuale Ghana, la chiamarono Costa d’Oro. In quest’area, ad Elmina, il capo Akan, durante le festività ricopre braccia, gambe e collo con catene e gioielli di tutte le forme e adorna l’acconciatura e la barba con pendenti d’oro e sonagli.
I ranghi più elevati degli Akan indossano tutt’oggi grandi braccialetti cavi in oro ornati con elementi che rievocano la forma dei rami di un cespuglio autoctono e molto tenace, usato per fare le capanne e ritenuto simbolo di fecondità.
Presso le donne Fulani del sud del Mali vengono realizzati importanti orecchini in lastra d’oro quadrilobati e a tortiglione il cui peso potrebbe lacerare il lobo dell’orecchio se non fossero sostenuti da una cinghia che li assicura alla testa oppure da cordoncini di filo, generalmente rosso, che vengono fatti girare attorno all’orecchio. Questi sontuosi orecchini vengono indossati assieme ad una collana con pendenti di forma biconica e grani di ambra e con ornamenti da naso.
Là dove non è possibile avere dei gioielli in oro vengono realizzati modelli in paglia il cui colore è accentuato dalla polvere di zafferano o dall’henne.
Una forma di gioiello che in tempi recenti ha avuto molto successo in Africa è quella dell’orologio d’oro…”falso”. Ovvero in oro 24 kt ma con solo la forma di orologio e quindi senza il complicato meccanismo svizzero che segna l’ora. Gioielli veramente curiosi!

Dott.ssa Bianca Cappello – Storica del Gioiello
biancacappello@libero.it

FONTI
Francesco Sborgi, Storia dei Gioielli, Novara 1973
France Borel, Ethnos – gioielli da terre lontane, Milano 1994
Augusto Panini, Perle di Vetro mediorientali e veneziane, Milano 2007
Augusto Panini, Le carovane dei sogni, in: www.afrobead.com
Andrea Semplici, La magia dei Cauri
La Repubblica, Ornamenti Antichi
Museo Nazionale Preistorico Etnografico Luigi Pigorini – Roma