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Equinozio di Primavera

La parola equinozio deriva dal latino “equus nox”, ovvero “uguale notte”. L’Equinozio di primavera è il momento dell’uguaglianza del giorno e della notte, quando le forze della luce sono in fase di crescita.
Il freddo e il buio prolungato delle giornate invernali hanno sempre suggerito all’uomo l’idea della morte. L’inclinazione del sole nel cielo e la sospensione della vita vegetale, nonostante l’esperienza millenaria, dai più diversi popoli sono state immaginate come fenomeni presaghi di morte.
L’ansia che ne derivava si traduceva in forme rituali, le quali avevano la funzione di esorcizzare l’evento funesto e di favorire o addirittura provocare la rinascita. Per questa ragione il periodo che precede o segue l’equinozio di primavera è uno dei più ricchi di feste, cerimonie, credenze e miti.
Tutte le società, in particolare quelle agricole, celebravano la primavera come una resurrezione, attraverso simbologie talmente radicate nelle più profonde paure e nei più riposti angoli dell’inconscio collettivo, che anche la società industriale, sia pure in forme più mediate, perpetua queste antiche forme di evocazione della rinascita della primavera.
Si tratta di un periodo molto ampio dell’anno, che alcuni collocano nella prima metà di febbraio, come i cinesi, per i quali l’inizio della primavera coincide con il capodanno; e altri nel primo maggio, come in Svezia, dove due schiere di giovani inscenavano una battaglia tra l’inverno, che gettava palle di neve e ghiaccio per prolungare l’inverno, e l’estate, coperto di fiori e foglie fresche.
I mesi di marzo e aprile erano caratterizzati da riti di espulsione della morte, come in Germania, Boemia, Polonia, Russia; di matrimoni simulati, come quello tra Siva e Parvati in India; di cerimonie magiche con lo scopo di risvegliare le dormienti energie della natura, come tra gli aborigeni dell’Australia centrale;
Secondo gli antichi Egizi, con l’arrivo della primavera l’Uovo cosmico plasmato da Ptah, da lui deposto sulle rive del Nilo e qui covato dall’oca sacra, si apriva e ne usciva Ra, il Sole. Il fiume viveva in simbiosi col dio solare: “Cresce, io cresco; vive, io vivo”.
In maggio, al ritorno della bella stagione, i Celti festeggiavano Beltaine, festa dedicata a Bel (o Belenos), il dio della luce. Etimologicamente il termine Beltaine significa “fuoco luminoso”: ecco perché i riti di questa festa si svolgevano alla luce di grandi falò. Il fuoco era quello dell’ispirazione, la forza che spinge al movimento, che chiama all’aperto e risveglia i sensi.
L’Equinozio di Primavera, Alban Eiler, posto a Oriente, rappresenta il momento della ricezione: ricezione della saggezza, mentre stiamo di fronte ai primi raggi del Sole che sorge il primo mattino di primavera. L’oriente è sempre stato associato alla saggezza e all’illuminazione, perchè è a Oriente che sorge il Sole. In questo momento noi possiamo aprirci alla saggezza e ai poteri che possono apportarci chiarezza…
Anticamente tra le popolazioni celtiche si usava far passare il bestiame attraverso due fuochi “purificatori”. Anche i giovani saltavano sopra il fuoco per propiziarsi la fortuna nella ricerca della sposa o dello sposo; i viaggiatori saltavano il fuoco per assicurarsi un viaggio sicuro e le donne incinte per assicurarsi un parto facile.
Era una festa allegra, in cui si celebravano i matrimoni “a scadenza”, che sarebbero durati per un anno, cioè sino al successivo Beltaine. Il rituale tipico di Beltaine prevedeva si danzasse intorno a un palo ben piantato a terra che si innalzava verso il cielo. Tale simbolismo “assiale” rappresenta l’immagine della fecondità che contrassegna molti aspetti della festa: i druidi eseguivano infatti complessi rituali per benedire la terra affinché desse i suoi frutti.
Queste celebrazioni risalirebbero alla preistoria:tra le incisioni rupestri ritrovate in vari siti archeologici, si possono osservare sulla roccia scene di aratura e di zappatura unite a raffigurazioni erotiche di accoppiamento.ll culto della Dea Ostara (l’inglese Easter e il tedesco Oster (Pasqua).era infatti finalizzato a propiziarsi non solo l’abbondanza del raccolto ma anche le gravidanze: in questa magica notte le spose di tutto il nordeuropa che desideravano avere un figlio soffregavano le natiche su pietre miracolose.
Simboli di questa festa pagana erano la mucca e l’ape perchè rappresentavano la Dea. In molti antichi idiomi il termine usato per dire “madre” era lo stesso per esprimere vari concetti tra cui: ape, ventre, utero, concepire, pungiglione, ape regina, cervice, embrione, feto e molte definizioni simili

Nello Yucatan settentrionale (Chichen Itza-Messico) si erge per circa trenta metri d’altezza il Tempio Maja di Cuculcan (Il Serpente Piumato), formato da quattro scalinate di 91 gradini ciascuna, che sommati alla piattaforma superiore fanno un totale di 365, pari ai giorni dell’anno solare. Questo edificio formato da giganteschi blocchi monolitici, è stato costruito in modo tale che nei giorni dell’Equinozio trame triangolari di luci e ombre si combinino per creare l’immagine di un enorme Serpente che ondeggia sulla scalinata Nord.
Come inizio l’Equinozio di Primavera è il Grado Zero dello Zodiaco, il principio di un nuovo ciclo con l’Ariete, inoltre ogni era zodiacale prende il nome del segno in cui cade il punto equinoziale nel suo cammino a ritroso lungo le costellazioni (circa 2000 anni per ogni segno zodiacale).
In primavera si celebravano in Grecia i Piccoli Misteri Eleusini ad Eleusi, una piccola città dell’Attica. Il nome significa “arrivo”, perché si narra che qui arrivò Demetra cercando la figlia Persefone rapita dal dio dei morti, Ade. La sparizione ed il ritorno di Persefone venivano ricordati con le cerimonie che simulavano la morte mistica della natura, la rinascita, la fecondità e la generazione.
Il messaggio per gli iniziati ai Piccoli Misteri era la promessa di abbondanza materiale da parte della dea del grano, ma anche la liberazione dall’angoscia e dal dolore ed un trattamento privilegiato dopo la morte. Omero, parlando dei Misteri, disse:
“Coloro che non conoscono queste sacre cerimonie e coloro che vi hanno partecipato non avranno uguale destino dopo la morte, nel regno delle ombre”.
Poiché Aprile deriva dal latino aperire, aprire, è dunque per noi un invito ad ascoltare il messaggio dell’Equinozio, aprendoci alla vita che rifiorisce. Nell’antica Grecia, ad Atene, per tutto il mese si tenevano danze e canti per Teseo, considerato l’eroe nazionale, essendo colui che aveva ucciso il Minotauro, il mostro metà uomo e metà toro, per nutrire il quale il re Minosse ogni anno esigeva dagli Ateniesi il tributo orrendo di sette fanciulle e di sette giovinetti.
I primi dieci giorni di aprile erano dedicati alle “Feste Megalesi” (dal greco megale, la grande) in onore di Cibele, la Grande Madre, divinità primigenia, madre degli dei e degli uomini. Il suo culto era caratterizzato, in origine, da cerimonie orgiastiche e sanguinose, che si addolcirono molto in seguito, quando si diffusero a tutta la Grecia.
I Romani continuarono questa usanza, arricchendola con i Ludi Megalenses, giochi pubblici che seguivano l’aspersione pubblica rituale, fatta con acqua consacrata, della statua della Grande Madre.
A Roma tutto il mese di aprile era dedicato ai festeggiamenti. Il 7 era il compleanno di Apollo e Diana, dei amatissimi: un’occasione per gioire tutti insieme. Il 15 si tenevano le Feste Fordicalie, che vedevano vacche sacre immolate in onore della dea Terra. Il 18 si celebravano le Cerealie, dedicate a Cerere nella sua qualità di protettrice delle messi; il 21 nelle Palilie si sacrificavano agnelli per la dea Pale, patrona dei greggi e dei pastori; il 23 si libava per Giove e Venere con il vino fatto in autunno; il 25 si pregava la dea Robigo perché tenesse lontano dal grano i parassiti che distruggevano i raccolti; il 28 la dea Flora veniva sollecitata a curare la vegetazione ed in particolare i fiori; il 30, durante le Larenziali, si inneggiava a Larenzia, la lupa che aveva salvato, nutrendoli col suo latte, i gemelli Romolo e Remo.
Nel mithraismo, la vecchia religione persiana. Il mito narra che Mithra sacrificò il toro cosmico, da cui nacquero tutte le piante e tutti gli animali, e poi suggellò la sua amicizia con il Sole offrendogli la carne del toro in un banchetto sacrificale. Le antiche tradizioni ci offrono tutta una serie di miti legati alla primavera, che hanno al loro centro l’idea di un sacrificio a cui succede una creazione-rinascita-nascita.
Per quanto riguarda le festività babilonesi quella principale è la festa Akitu, corrispondente all’inizio dell’anno nuovo, cioè all’equinozio di primavera. La festa ha la durata di dodici giorni e il suo scopo è l’espiazione delle colpe commesse dal popolo durante l’anno passato e l’assicurazione per l’anno che viene della fertilità, salute e prosperità mediante le simboliche nozze sacre del sovrano che riveste il ruolo del dio con la dea Ishtar rappresentata dalla sua somma sacerdotessa. Durante la festa hanno luogo anche una lunga rappresentazione teatrale della lotta e della vittoria di Marduk contro le forze del male e le processioni con la statua del dio.